CAMPAGNA - Pastello di Flavio Zappitelli

15 aprile 2008

UNA SPOSA DI 8 ANNI!

8 anni, l'età della mia nipotina, l'età in cui una bambina gioca con le bambole, fa ancora le coccole alla sua mamma e va a scuola, si esercita con l'ortografia e la matematica, sognando alle vacanze al mare o in montagna o dalla nonna...

Noi donne occidentali ci lamentiamo, certo abbiamo anche ragione a volte, ma ascoltiamo cosa dice la nostra amica Cinzia, prima di leggere l'articolo uscito oggi sul Corriere della Sera:

"Sono stata nello Yemen 15 anni fa, ma vedo che non è cambiato nulla: erano appena usciti dal medioevo allora, e ancora oggi non sanno staccarsi dal medioevo.
Avere una figlia femmina da quelle parti è una ricchezza perché la venderai. Il marito deve pagarla al padre, e la paga parecchio.
Inoltre in quella società chi fa i lavori di fatica, chi fa tutti i lavori, è la donna. L'uomo sta mollemente sdraiato a masticare l'amarissima erba che obnubila dolcemente la mente e toglie la fame. Me li ricordo questi uomini con la gonna e il pugnale ricurvo (la jambia) infilato nella cintura, sempre in gruppo, camminavano nelle strade fresche e polverose tenendosi per mano, sostavano nelle piazze, danzavano goffamente la Jambia-bra, sedevano mollemente con la guancia rigonfia, deformata dal qat. Mentre le donne non indugiavano mai. Le vedevi attraversare in fretta le piazze, nere ombre nella luce abbacinante, coperte da capo a piedi nel velo nero, anche le mani erano coperte dai guanti. Se erano ferme, per capire da che parte fosse la faccia dovevo guardare i piedi: la faccia era dalla parte delle punte. Donne che trasportavano acqua, alimenti e oggetti. Donne come ombre invisibili. Donne che sono nessuno. E ti prende la rabbia verso questa società maschilista e prepotente."

IL CORRIERE DELLA SERA:
Tutta sola, avvolta in un’abaya nera, una bambina di 8 anni si è presentata il 2 aprile a un tribunale di Sana’a, la capitale dello Yemen, per chiedere il divorzio dal marito. Nojoud Muhammed Nasser ha denunciato il padre, che due mesi fa l’ha data in moglie a un uomo di 30 anni, e il marito, che l’ha picchiata e costretta ad avere rapporti sessuali. «Ogni volta che volevo giocare in cortile, mi picchiava e mi faceva andare con lui in camera da letto— ha raccontato —. Era molto duro con me e quando lo imploravo di avere pietà, mi picchiava, mi schiaffeggiava e poi mi usava. Voglio avere una vita rispettabile e divorziare».

È la prima volta che una minore chiede il divorzio in Yemen. La legge non la protegge. Moltissime bambine vengono date in spose all’età di Nojoud in Yemen (oltre il 50% secondo uno studio del 2006). La legge fissa l’età minima per il matrimonio a 15 anni, per maschi e femmine, ma non punisce chi la viola, dice l’avvocato della Corte suprema Shatha Muhammed Nasser, che ha assunto la difesa della bimba e le ha trovato un posto in un orfanotrofio. All’uscita del tribunale, col sorriso teso ma lo sguardo deciso, Nojoud ha raccontato la sua storia al giornalista Hamed Thabet, 23 anni, dello Yemen Times. «Mio padre mi ha picchiato e mi ha detto che dovevo sposare quest’uomo. Lui mi ha fatto brutte cose, io non avevo idea di cosa fosse il matrimonio. Correvo da una stanza all’altra per sfuggirgli, ma alla finemi prendeva, mi picchiava e poi continuava a fare ciò che voleva. Ho pianto così tanto, ma nessuno mi ascoltava. Ho supplicato mia madre, mio padre, mia zia di aiutarmi a divorziare. Mi hanno risposto: "Non possiamo fare niente. Se vuoi, vai in tribunale da sola". Ed è quello che ho fatto». Dice Thabet al telefono da Sana’a: «Era così dolce e così triste. È una donna sposata, che capisce tante cose e allo stesso tempo una bambina che vuole studiare e giocare».

Anche il giudice Muhammad al-Qadhi si è impietosito: pur essendo Nojoud troppo giovane per testimoniare, ha fatto arrestare il padre, Muhammed Nasser, e il marito, Faez Ali Thamer. L’avvocatessa Nasser sostiene che il matrimonio era illegale. Altri non ne sono certi: «A nessuno frega della legge, quello che conta è il sistema tribale», dice il giornalista Thabet. «Specialmente nelle zone rurali, i genitori danno le figlie in spose all’età di 7, 8 o 9 anni — spiega Amal Basha, direttrice di un gruppo per i diritti delle donne, Sisters Arab Forum for Human Rights —. Pongono la condizione che il marito non abbia contatto sessuale con la moglie finché non è matura. Ma vive con lui e non c’è alcun controllo: è alla mercé del marito e del suo desiderio». Divorziare per Nojoud non sarà facile, aggiunge. «Non è un’adulta, quindi prevale ciò che dice il suo guardiano».

Lo zio si è presentato come suo guardiano in aula. Ha detto che il padre di Nojoud ha perso il lavoro di netturbino e soffre di problemi mentali: è stato rilasciato. «La bambina deve anche restituire tutto il denaro che il marito ha dato alla famiglia in dote— dice Basha —oltre ad aver bisogno di una buona ragione per divorziare agli occhi del giudice». Oggi, dice Thabet, lui e l’avvocato cercheranno un accordo con il marito. «Faremo una colletta. Gli offriremo i soldi della dote, anche il doppio». Ma lo sposo per ora non intende divorziare: «Sì, sono stato in intimità con lei — ha detto—ma non ho fatto nulla di male. È mia moglie e ne ho il diritto. Nessuno può fermarmi».

Viviana Mazza
14 aprile 2008

1 commento:

NonnaPapera ha detto...

il titolo di questo post mi fa venire in mente un'altra donna vittima. Vittima di una violenza diversa, perché adulta e libera delle sue scelte. Ma vittima soprattutto per la sua appartenenza al sesso femminile. Pippa Bacca, "Sposa in viaggio", è stata violentata e uccisa in Turchia nei giorni scrsi.
per saperne di più
http://bridesontour.blogspot.com/
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http://www.pippabacca.it/