CAMPAGNA - Pastello di Flavio Zappitelli

25 luglio 2008

ESILIO

Eccomi di nuovo con la mia testimonianza sull'esilio, almeno su come si vive una specie di esilio...
Mio padre non era stato molto preciso sulla durata del nostro "esilio". Si parlava vagamente di un anno. E' del resto così per tutti gli esiliati... pensano di stare un breve periodo nel luogo in cui hanno potuto sostare, ma alla fine ci rimangono molti anni e spesso non ritornano più a vivere nel proprio paese. La differenza è che i veri esiliati hanno lasciato il loro paese per trovare lavoro e pane... Due lunghi anni passarono. Andavamo a Parigi in macchina (una Renault piccolina) ogni 15 giorni. Non c'era il traforo del Monte Bianco all'epoca. Facevamo il percorso della Liguria lungo mare (non c'erano le autostrade di adesso) e la Costa d'Azzurro, poi Lyon ecc.. Ci volevano molte ore di viaggio. Così avevo la sensazione di vivere a Parigi e di andare ogni 15 giorni a Milano! Ma era più forte di me, ogni volta che ritornavamo piangevo come una disperata, come un prigioniero che deve ritornare nella prigione dopo un periodo di libertà vigilata... Lo so che sembra esagerato, ma come ho già detto, nessuno può giudicare l'esperienza di un altro senza averla vissuta.
Questa mattina ho sentito alla radio delle testimonianze di molti esiliati e i loro discorsi mi hanno fatto venire le lacrime agli occhi. Quelli "veri", quelli onesti, lasciano il loro paese per trovare del lavoro e dare così alla loro famiglia la possiblità di vivere degnamente. Dico quelli "veri", perché è ovvio che ci sono anche dei deliquenti, che nel loro paese sarebbero in prigione per i vari delitti commessi.

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