CAMPAGNA - Pastello di Flavio Zappitelli

8 novembre 2008

Esilio

Ecco un altro pezzo del mio percorso italiano...
Ero arrivata al fatto che chiedere il permesso di soggiorno era per me una tortura!
Eravamo a Milano da 2 anni, sempre in attesa di tornare in Francia.
Mi svegliai un giorno con una nausea insopportabile. Ero incinta!
Ero incinta e lontana da mia madre. Sembra strano dire questo, ma una donna incinta regredisce, ridiventa bambina e ha bisogno della propria madre...
Ero molto felice, ma stavo malissimo, nausea dalla mattina alla sera per i primi 4 mesi.
Per non cambiare, piangevo...
Ma i 9 mesi passarono in fretta. Nostra figlia nacque a Milano alla clinica San Pio X. All'epoca c'era un pediatra fantastico presente in questa clinica: il prof. Lambertini. A lui, che ora è mancato, va tutta la mia simpatia e ammirazione.
Riporto qui la mia esperienza del parto, che ho descritto nel mio libro "Sarai per sempre mia madre". Non conoscevo il sesso del bambino, perché all'epoca non c'era l'ecografia. Ma era una bambina e ne parlo quindi al femminile.
"Le contrazioni erano diventate sempre più ravvicinate e dolorose. La mia piccola bambina era lì sotto le mie mani, il suo corpicino, testa in avanti, approfittava di ogni ondata delle contrazione per farsi strada tra le ossa del mio bacino.
Soffrivo e conoscevo il motivo delle mie sofferenze. Sapevo che il dolore serviva a guidare le diverse fasi del parto. Sapevo che alla fine del dolore ci sarebbe stata la vita della mia bambina. Mi misi a respirare nella maniera che mi avevano insegnato. La respirazione era magica, mi aiutava a controllare il dolore. Concentrata sul ritmo della respirazione potevo visualizzare la mia bambina che metteva tutte le sue energie ad allargare il passaggio, per riuscire ad uscire dal mio corpo.
Mi rendevo conto che era da sola. Realizzavo in quel momento che aveva bisogno che io la aiutassi meglio, poiché aveva bisogno di me, altrimenti avrebbe sentito male mentre usciva dal canale del parto.
E d’un tratto ebbi la rivelazione di un incubo che da molti anni m'impediva di riposare tranquillamente!
"Incastrata tra due rocce di una specie di grotta oscura e molto stretta, cercavo disperatamente di arrampicarmi per raggiungere una debole luce che scorgevo in lontananza...”
Il mio incubo! Quel sogno doloroso… improvvisamente capivo che era la mia nascita.
Allora non esistette nient’altro, mi dimenticai di ogni dolore, appoggiai le mani ai lati della mia pancia che saliva in punta e mi misi a spingere per aiutare la mia bambina ad uscire da quella grotta. Il mio corpo aveva capito, anche lui, prese il comando e spinse ritmicamente. L’ostetrica fu presa alla sprovvista e mi intimò di trattenermi, ma io non potevo farlo, la bambina voleva uscire e uscì…da sola!
Come due amanti, ancora meravigliati dall’unione d’amore nell’orgasmo, ci perdemmo in uno sguardo che sembrò senza fine.
Da quel giorno non ho più fatto i brutti sogni incastrata tra due rocce.


1 commento:

Ezio ha detto...

Ogni volta che leggo di un parto mi sento davvero male, penso che solo voi donne potete avere la forza di partorire.
La nascita non è altro che magia, più mi soffermo a pensarci e più mi sorprendo.
Grazie di esistere Mamme!