CAMPAGNA - Pastello di Flavio Zappitelli

20 novembre 2007

Sola

Visto dopo 40 anni, con la mia esperienza, quell'episodio di solitudine non mi sembra poi così tragico. Ma allora quei mesi trascorsi da sola furono come trascorsi in prigione. Le persone della mia generazione si ricorderanno che telefonare non era facile come oggi. Per chiamare mia madre a Parigi dovevo fare il numero 15 e chiedere all'impiegata della SIP (allora unica azienda telefonica, statale) di passarmi il numero di Parigi. Questa signora, non sempre gentile, prendeva nota e mi diceva che dovevo aspettare. A volte aspettavo 12 ore. Cioè chiamavo alle 8 del mattino e rimanevo nella stanza in cui c'era il telefono (era un telefono fisso) perché ero chiamata anche alle ore 22. Cosa che sembra difficile da credere ai nostri giorni... Oggi i miei nipotini mi chiamano senza problemi dall'estero con il cellulare e mi parlano subito!
Ho imparato l'italiano leggendo Topolino e guardando la televisione (che era in nero e bianco e consisteva in guardare solo i canali dello Stato ). Così ho visto l'intera trasmissione dei Giochi Olimpici Invernali. (Avevo la segreta speranza di vedere mio marito sulle piste, perché come militare aveva il compito di preparare le piste da sci...).
Il mio italiano migliorava, anche perché sono portata allo studio delle lingue, ma il mio stato d'animo peggiorava. Cadevo in depressione.
Non ero all'epoca abbastanza coraggiosa da andare da sola in giro per la città e scoprire le sue bellezze, perché anche Milano ha il suo fascino! No, rimanevo chiusa a casa con Topolino, la televisione e dato che di fronte a casa c'era il panificio e il fruttivendolo, mangiavo eslcusivamente una michetta, un uovo sodo e un pomodoro a pranzo (mi ricordo che spendevo in tutto 100 lire per questa spesa).
Chi penserà che ero stupida avrà anche ragione, ma giudicare l'esperienza di un'altra persona senza averla vissuta sulla propria pelle non è valido.

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